Il portico di Papapicco non interessa più nessuno

L’antico monumento salvato dal crollo ma ignorato dalle istituzioni

Gianni Serena il noto storico palesino ha scritto su Facebook un lungo post per focalizzare l’attenzione della comunità su di un monumento storico vecchio di centinaia di anni, uno dei pochi monumenti sopravvissuti, si fa per dire, al logorio degli eventi climatici e della “violenza” di tanti cittadini che lo hanno usato come discarica o peggio ancora per un vespasiano pubblico. Scrive Serena : << Palese era conosciuto come: “U u-àrche de Papapìcche” (l’arco di Papapicco o Papapiccolo) oppure “U palmìidde” (il palmento). Ed infatti era un portico costituito dai resti di un palmento settecentesco con la volta a crociera, per la pigiatura dell’uva. Un simbolo di Palese, direi un monumento della Palese antica. Certo non era importante come il Colosseo o l’Arco di Costantino, ma era il nostro “monumento”, ed era lì per continuare a testimoniare testardamente il nostro passato, la nostra genesi di popolo palesino, le nostre radici culturali, il sapore e lo spessore della nostra pelle, della nostra anima, della nostra terra. E’ stato silente e discreto testimone dell’avvicendarsi di tante generazioni di palesini, custodendo tra le fessure di quella manciata di massi che continuavano a reggersi Dio solo sa come, i segreti, le speranze, le gioie, i dolori, la ricchezza, la dolcezza e l’asprezza di intere stagioni. E ognuna di esse si è portata via un sottile velo di intonaco, una briciola di polvere, un frammento di tufo che, tormentato dal maestrale e dallo scirocco, aveva smesso di opporre strenua resistenza. Esso che per secoli aveva vissuto l’eterno, sostenuto dalla nostra voglia di vivere tramandata di padre in figlio, era ormai in agonia, non già per colpa delle intemperie ma per l’amara consapevolezza di non sentirsi più amato; povero ma amato; fragile ma amato; ultracentenario-antiquato-rancido-tarlato-vetusto-decrepito-arcaico ma amato, considerato, additato come punto di riferimento dell’essere palesino, un soffio che viene da lontano e che va lontano.  Insomma, forse è meglio che la finisco con questo struggente racconto che non fa il solletico a nessuno nella Palese di oggi.  Ma oggi a chi importa parlare dell’Arco di Papapiccolo?  Se c’è o non c’è, è la stessa cosa.E infatti c’è, imbalsamato per metà, ma è come se non ci fosse. In altri paesi ne avrebbero fatto un simbolo storico, qui invece negli ultimi tempi ci andavano a “depositare” i propri bisogni corporali.E l’amministrazione comunale in sostanza ha detto a suo tempo: non c’è nessun vincolo di tutela. Se lo volete restaurare fatelo a spese vostre. Ed infatti io e i miei amici Peppino, Colino, Nanuccio, Ciccillo, Giuanne, Lillino, Pierino, Roccucce, Mengucce, Vetucce ed altri ancora volevamo mettere un euro ciascuno. Ma tutto il resto della popolazione non gliene fregava niente.  Poi ci ha pensato la ditta che ha costruito su quel suolo. Perché la cementificazione è la vera dea. Specialmente a Palese.>> All’analisi profonda di Serena è da aggiungere qualche nota di precisazione che alcuni cittadini hanno voluto fare per onore della verità. Dopo che i Capitaneo erano stati diffidati dal Comune a pulire la discarica che deturpava il monumento l’impresa”Domus Optima” che aveva acquisito i suoli, secondo gli impegni sottoscritti ,avrebbe  donato il Portico con il “terreno circostante “alla comunità locale a seguito del permesso comunale concesso per la lottizzazione in zona. Tale impegno di cessione alla comunità locale del Portico e “terreno circostante” veniva ribadito dall’autorità regionale durante l’iter istruttorio per la lottizzazione. Alla luce della realtà attuale, alcuni cittadini, storcono il naso perché a loro dire.,il restauro non è stato  fatto ad arte rispettando colori e materiali similari originali, ma soprattutto puntano il  dito contro l’incompleto onere che l’impresa doveva soddisfare e cioè alla comunità doveva essere consegnato portico e terreno circostante ed invece   è stato costruito un muro di confine .Spetterà al comune stabilire se gli impegni sottoscritti dall’impresa sono stati rispettati e se il tutto è stato acquisito al patrimonio comunale per farne cosa? I cittadini sono convinti che ne il Quinto Municipio ne il comune abbiano interesse a qualificare l’esistente perché allo stato attuale non c’è un progetto ,un concorso di idee ed allora lo si abbatti definitivamente per far terminare una lenta agonia di degrado strutturale che dura da anni, da troppi anni.A Bisceglie il Gemello del nostro portico è stato pulio,rstaurato ed è diventato un Museo dell’agricoltura.Su You tube clip video ,cerca palmento Palese.   Gaetano Macina